La grande scalinata, il piazzale, la facciata della chiesa e l’ampio spazio di fronte all’entrata sono inondati dal sole. Il cielo pulito accoglie nel suo celeste la giornata domenicale.
Sono in molti a scendere dalle macchine, altri si dirigono a piedi. La chiesa li assorbe uno ad uno. Quando passano attraverso la porta ognuno perde la propria dimensione e realtà. E’ una necessità per sentirsi accomunati nell’alito divino della preghiera. La chiesa è grande e spaziosa con due cappelle laterali. Dominano le linee curve e curve sono le spalle dei presenti raccolti in preghiera. Le parole del parroco dal pulpito si diffondono, quasi di rimprovero, attraverso l’altoparlante, perchè le riunioni settimanali sono purtroppo disertate dai genitori. Sono interrogativi e denuncie troppo sonore che rimangono nell’aria senza risposta. Ma già si canta ed è una riconciliazione.
Con la benedizione del sacerdote la S. Messa è finita e la gente si ritrova fuori alla luce, al freddo della giornata invernale. Parlano a gruppi, molti scappano frettolosamente giù per la larga scalinata. Il sole c’è anche se nessuno l’avverte.
E c’è il mendicante anche se nessuno lo nota. Ha l’aspetto di un cane randagio, dimesso incolto con un atteggiamento remissivo indifeso. L’occhio iniettato di sangue è semichiuso, tre monete da cinquanta e due da venti stanno dentro la sua mano rattrappita ancora protesa in avanti.
È una immagine di “verità” muta di fronte a quell’insolito sole di dicembre.