C’è una grande folla e confusione di bambini, di mamme, di ragazzi che avanzano curiosando di qua e di là. C’è allegria, c’è aria di festa.
Il largo Viale di Trastevere prende tutti in massa e li rigetta nelle piccole stradine e nei vicoli del quartiere imbandierato, per l’occasione, e illuminato a giorno con luci fluorescenti messe sui muri delle case. Lampade su fili arabeschi di ferro battuto attraversano le strade da un balcone all’altro. Dalle bancarelle, addobbate con gusto, gli inviti alla gente a comprare, sono urlati in dialetto romanesco. La musica rimbomba, canzoni d’altri tempi. Sono canzoni languide e promesse d’amore. La porchetta, con foglie di lauro, sta in mostra su tavole imbandite.
Girano con fracasso le macchinette a scontro, girano senza sosta le giostre dei bambini, veloci e altissime sono le montagne russe affollate da gente spericolata. Zucchero filato, palloncini, dolci bambole trombette peluche, e ancora giochi e fucili che sparano al tiro a segno.
La festa continua. Un bersagliere sta seduto, nel giro ristretto di una giostra. L’aeroplano lo porta in alto. La velocità della giostra fa muovere al vento le piume del cappello. Il bersagliere, ride felice e s’innalza seduto verso il cielo.
Lo spettacolo dei fuochi d’artificio, atteso alla fine della Festa de’ Noantri, sarà per i romani un suggello, una conferma voluta di un ritorno alle origini, un modo di contarsi per capire di esserci ancora.
Oggi la giostra fatata è lontana.
Oggi gira la giostra amara della vita.