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In treno

Seduta guarda il compagno di viaggio che ha di fronte. Una persona distinta, magro, celesti chiari gli occhi, capelli brizzolati tagliati corti, i lineamenti del volto marcati,
Tiene stretto sulle ginocchia un cane bassotto dal manto marrone come il colore dei suoi pantaloni su cui è addormentato.
il padrone accarezza le lunghe orecchie pendenti. Le mani vanno continuamente su e giù su quella superficie morbida e vellutata. Superato un certo imbarazzo, prima le sorride e poi le parla e continua a parlare durante il viaggio senza interruzione. La voce pacata, monotona senza alcun accento. Parla della mamma anziana che ha lasciato a casa, dei suoi lunghi viaggi su aerei, su navi e degli spostamenti da un luogo all’altro, per ragioni di lavoro.
Il cane è il filo del racconto. Fa parte di lui e ci vive in simbiosi. Organizza le sue azioni giornaliere mirando al benessere del cane, con vero amore. Poi tace rimane assorto per tutto il tempo del viaggio con lo sguardo fisso fuori dal finestrino, isolato da tutto e da tutti con un voluto distacco. Guarda ogni tanto l’orologio al polso. Quest’azione gli attesta il trascorrere di una realtà a lui completamente indifferente.
Persona sensibile e incline ad avere profondi affetti, cerca di comunicare, e nel cane, trasmette il bisogno di riempire la solitudine della sua esistenza.
A Roma prima di scendere dal treno guarda giù verso la pensilina. Tre figure anonime, una donna vestita di nero e due bambine lo attendono immobili.

Silvia Rossetti