La giornata è al termine. Nel riquadro della finestra che ho di fronte, il fogliame degli alberi al di là del vetro è già scuro. Dietro il gigantesco pino s’intravede il cielo grigio notturno. Nel parco sottostante, la gente si avvia verso casa lentamente.
Ritorno con la mente ad un incontro, avuto oggi pomeriggio, di cui sono stata testimone e protagonista.
Camminavo sul marciapiede, quando un ragazzo di fronte a me, nel superarmi, s’inchina e raccoglie da terra qualcosa che mi mostra. Ha tra le mani un anello, una grossa fede nuziale d’oro. Ci guardiamo consapevoli entrambi del valore dell’anello. Il ragazzo che ho di fronte è un extracomunitario. Mentre parliamo mi rendo conto del suo aspetto che è di una povertà sofferta e da soffrire. Gli occhi neri grandi sul volto scarno raccontano la sua giovane e triste esistenza.
Continua a mettermi in mano l’anello e m’implora di tenerlo, ed io con la stessa insistenza lo restituisco e lo infilo ad una delle sue dita. Dice poche parole in un incerto italiano, vuole da me solo un po’ di soldi per le sigarette. La voce implorante lo sguardo abbassato. Do quello che ho nel portafoglio, mentre nell’altra mano mi rimane l’anello.
Imbarazzata lo guardo mentre si allontana con passo strascicato.
In seguito ho saputo l’imbroglio. La medesima scena si ripeteva quando uno di “loro” buttava furtivamente un anello vicino ai piedi di una donna anziana, naturalmente falso.