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EUR – Lunapark

L’accento è romanesco puro, piacevole all’udito. In quel piccolo casotto semicircolare spunta solo la testa. Sta seduto. Il resto del corpo, nonostante i miei sforzi per individuarlo, è nascosto a tutti.

Nano. Dalle piccole mani grinzose l’età avanzata. L’occhio bovino, i lineamenti da rospo.
Il dialogo con i clienti è volutamente sgarbato e ingiurioso. Si sente protetto dentro quel piccolo regno compatto di tavole. Davanti, nell’apertura obbligata il passaggio dei soldi. Movimenti limitati di piccole dita su piccoli spazi. Il trenino “western” con le rotaie elettriche aspetta i bimbi.
La giornata fredda di marzo, il cielo di nuvole bianche su grigi, ride scherzoso.
Dal suo buco, all’altezza degli occhi rospini, il nano vede lo spettacolo perenne della natura. Bello perfetto sereno. L’acqua verdastra del laghetto è mossa da anatroccoli e da piccoli cigni bianchi. Verde ancora intorno.
Un passaggio sul ponte interrompe l’acqua sottostante.
È un ponte che sembra ripreso dalla fantasia dei bambini o dalle illustrazioni delle fiabe.

Gira la grande ruota del mulino alta nel cielo e girano le altre giostre dai nomi favolosi. Musiche un pò languide e stridori di ferro nel vuoto, nel freddo pungente, nel vento che ora inveisce.
Roberta, nel piccolo vagone che corre, mi sorride felice.

Silvia Rossetti