Sta nuda distesa sul letto matrimoniale di una casa a lei sconosciuta. Fissa incuriosita il soffitto piuttosto basso. C’è riflessa la sua immagine con particolari del suo giovane corpo. Sono solo macchie irregolari sull’intonaco ingiallito dal tempo.
Chiude gli occhi. Vede e ricorda gli anni della sua giovane vita.
Gli affetti perduti, la famiglia presto divisa, la sua amata cittadina che ha tradito. Sente confusamente, dal bagno, lo scrosciare dell’acqua che si confonde nella mente con il ritmo cadenzato delle onde che sbattono sugli scogli. E si ricorda, lei esile bambina, protesa a guardare in basso un grosso granchio che fugge tra le pietre corrose dall’acqua, si nasconde per poi riapparire, poi scivolare sul dorso.
È ripugnante, nero con chiazze violacee, le due grosse pinze fendono furiosamente l’aria vicino ai suoi piedi. La bianca schiuma del mare la trattiene sugli scogli verdi di muschio.
Si apre la porta del bagno. Lei lo vede accanto al letto. È ancora gocciolante. Con una mano tiene chiuso l’asciugamano che gli fascia i fianchi. La mano è una macchia scura.
Il calendario sulla parete della stanza segna la data del giorno: 31 dicembre 1999.
Quel giorno farà parte del suo bagaglio con il quale si appresta a vivere, senza speranza, il nuovo secolo.