Una sta seduta davanti a me. Il terrazzo grande, le piante enormi, i fiori, le sedie comode. È piccolina anziana raggrinzita. Quando parla sembra sorridere. Sta trafficando con tazzine biscotti e tè. Mi sono girata di scatto ad un rumore cadenzato di passi.
È l’altra. Alta imponente con enormi spalle, grosse le gambe e viso e piedi. Quando si siede lascia scoperto quello che può. Si sventola davanti con il vestito. Le sue parole inglesi incomprensibili mi arrivano come potenti suoni.
Stanno parlando di Capty, il cane. È arrivato dietro la sua padrona e adesso sta accucciato vicino a lei.
Mi arriva il tanfo. Quindici anni, cieco di un occhio, sordo, della razza dei Cocker gli sono rimaste le lunghe orecchie. Il viaggio che stanno per intraprendere obbliga le due amiche a lasciare a casa le piante e il loro amato cane. Mi affidano il compito di curarlo, di custodire la casa e le piante.
Le immagini delle due amiche sono di fronte a me in un unico ritratto, una di fronte all’altra, si combaciano per chiudere la cornice. Trenta o più anni trascorsi insieme, questo mi rivela il proiettore. le immagini scorrono. Il viaggio a Thaiti, a Saigon, in Svizzera, in Africa, in Cina. Adesso sono in divisa militare sedute su una camionetta insieme ad altri ufficiali. La grassona è al centro che sorride. Sono sue le medaglie incorniciate i brevetti appesi alle pareti della casa. L’altra rimane sempre una figura secondaria in ogni situazione. Formato il trio con Capty ed edificata la struttura sono riuscite a mantenerla immutata anno dopo anno.
Il cane con me rifiuta il cibo. Sta sdraiato nel suo angolo immobile per ore. La notte, con prolungati lamenti mi dice che soffre. Stasera è accucciato vicino a me. Sembra che riconosca con quell’unico occhio le immagini delle padrone che scorrono dal proiettore, e paziente aspetta il ritorno.
I pezzi di questo mondo che ho visto fotografato, mi auguro che possano unirsi e fare da cornice ad un sentimento, forse eterno, di due anime gemelle.