Sul letto di morte Giancarlo è disteso.
Il bianco lenzuolo ripiegato sulle coperte
limita il viso composto ora tranquillo.
Gli occhi chiusi determinano la vita già conclusa.
Le braccia allungate visibili agli altri
sono difese dal freddo non più sentito,
delimitano con saggia postura il corpo
malato, corroso che quasi non c’è.
Eppure un alone di calma, dopo tanto soffrire,
lui emana e respiro e mi piego in avanti
quale segreto voglio carpire dal viso dagli occhi
ormai chiusi, dalla bocca che più non parla?
Con il contatto prolungato delle carezze
premute, allungate ripetute sento il calore
sempre più freddo. Subisco l’evento.
Oggi ancora incredula piango e parlo di lui.